Un cocktail che sa d’estate… e di Messico
Tra i cocktail più freschi e immediati da preparare, il Paloma è il perfetto esempio di come semplicità e bilanciamento possano dare vita a un grande classico. A base di tequila, lime, soda al pompelmo rosa e un tocco di sale, è un drink perfetto per l’estate, per un aperitivo all’aperto o per sorprendere gli amici con un’alternativa al solito Margarita.
Ma qual è la vera storia di questo cocktail? Chi l’ha inventato? E perché si chiama “Paloma”? Te lo raccontiamo qui sotto.
Le origini del Paloma: una storia non così chiara
Le origini del Paloma sono tutt’altro che lineari e a differenza di molti cocktail classici, non esiste una data precisa o un autore certo a cui attribuirne la nascita. Per lungo tempo si è raccontato che il drink sia stato inventato da Don Javier Delgado Corona, storico proprietario del bar La Capilla, nella cittadina di Tequila, in Jalisco. Ma è lo stesso Don Javier ad aver smentito questa narrazione: in varie interviste ha infatti dichiarato di non essere il creatore del Paloma, bensì del Batanga, un altro cocktail a base di tequila e cola. L’associazione con il Paloma nasce probabilmente dal fatto che La Capilla era uno dei luoghi dove più si ordinava e serviva questo tipo di bevanda, contribuendo alla sua diffusione. Secondo la maggior parte delle fonti attendibili, il Paloma come combinazione di tequila e soda al pompelmo rosa comincia a diffondersi in Messico a partire dalla seconda metà degli anni ’50, quando la bibita Squirt (una soda frizzante e leggermente zuccherata al pompelmo rosa) arriva sul mercato messicano dopo essere stata prodotta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1938. Fu proprio il successo della Squirt, considerata perfetta per miscelare la tequila nei climi caldi, a rendere comune questa combinazione nei bar popolari, soprattutto nella zona di Guadalajara. In particolare, nella piazza El Parián di Tlaquepaque, il Paloma divenne negli anni ’60 e ’70 uno dei drink più richiesti, anche se ancora privo di una codifica ufficiale. Quel che è certo è che la prima attestazione scritta del cocktail con questo nome compare solo nel 2000, nel libro Cowboy Cocktails di Grady Spears e Brigit Binns, dove viene descritto come “praticamente il drink nazionale di Guadalajara”. Altre fonti, come Killer Cocktails di David Wondrich (2005), ne confermano la popolarità, ma confermano anche quanto questa storia sia frammentata e ricostruita a posteriori. Curiosamente, un presunto libretto del 1953 intitolato Popular Cocktails of the Rio Grande, a lungo citato come prima fonte scritta del Paloma, si è poi rivelato un falso, frutto di uno scherzo pubblicato su un forum online e smentito dagli stessi autori. In definitiva, più che un’invenzione puntuale, il Paloma è il risultato spontaneo dell’incontro tra un distillato profondamente legato alla cultura messicana e un ingrediente moderno, nato dalla cultura americana delle bibite industriali, in un contesto dove semplicità e freschezza erano elementi fondamentali.
Il ruolo fondamentale della soda al pompelmo rosa
A rendere il Paloma quello che conosciamo oggi non è solo la tequila, ma soprattutto la soda al pompelmo rosa, ingrediente che ha trasformato una miscela semplice in un cocktail distintivo. La bibita più comunemente associata al Paloma è la Squirt, prodotta per la prima volta nel 1938 negli Stati Uniti e introdotta nel mercato messicano nel 1955. Il suo successo è stato immediato: leggermente dolce, con una piacevole acidità e una frizzantezza delicata, la Squirt si è rivelata perfetta per esaltare il profilo della tequila senza coprirne il carattere. In un contesto in cui i cocktail si preparavano spesso con ciò che si aveva a disposizione, il fatto che questa soda fosse facilmente reperibile e conveniente ha avuto un ruolo determinante nella diffusione del drink. Il pompelmo rosa, rispetto al bianco, ha un gusto più morbido e meno amarognolo, oltre a un colore chiaro che dona al cocktail una tonalità visivamente più invitante. In mancanza della Squirt, in molte zone del Messico venivano (e vengono tuttora) utilizzate altre bibite simili come Jarritos, Fresca o anche preparazioni casalinghe a base di succo di pompelmo fresco, zucchero e soda. È importante notare che, a differenza di altri cocktail codificati, il Paloma è nato e si è evoluto nella pratica quotidiana, nei bar e nelle case, e non nei manuali. Per questo motivo, l’ingrediente della soda al pompelmo rosa non è solo una scelta tecnica, ma una vera firma culturale del drink. È ciò che lo distingue da altri long drink e ciò che lo ha reso, con il tempo, riconoscibile e replicabile a livello internazionale. Ancora oggi, per quanto siano nate numerose varianti più sofisticate, la versione originale con soda industriale resta la più autentica per molti appassionati, perché racconta la storia del drink così com'è realmente nato: popolare, accessibile, immediato.
Il mistero del nome “Paloma”
Il nome “Paloma”, che in spagnolo significa “colomba”, resta uno degli aspetti più enigmatici del cocktail. A differenza di molti altri drink il cui nome ha una chiara origine (legata a un ingrediente, a un luogo o a una persona) nel caso del Paloma non esistono fonti certe che spieghino quando e perché si sia iniziato a chiamarlo così. Una delle teorie più citate lo collega alla canzone popolare messicana La Paloma, composta originariamente a metà Ottocento dal compositore spagnolo Sebastián Iradier e divenuta nei decenni successivi un classico del repertorio latinoamericano. È plausibile che la popolarità del brano, spesso suonato nei bar e nelle piazze durante il secondo dopoguerra, abbia influenzato la scelta del nome, conferendogli un’aura romantica e nostalgica. Un’altra ipotesi, meno documentata ma ancora diffusa, fa riferimento al colore del drink: tenue, luminoso e chiaro come le piume di una colomba, soprattutto nella versione con soda al pompelmo rosa. In questo caso il nome avrebbe una funzione descrittiva, per evocare leggerezza e freschezza. Esiste poi una terza teoria, più tecnica che linguistica, secondo cui “Paloma” potrebbe avere un’assonanza con “pomelo”, il termine spagnolo per indicare il pompelmo. Questa interpretazione, pur interessante, non è supportata da prove storiche e rimane una congettura. Di certo, la scelta di un nome femminile, dolce e immediatamente memorizzabile ha contribuito alla fortuna del cocktail anche fuori dal Messico. Il Paloma è diventato con il tempo un nome facile da pronunciare in molte lingue, capace di evocare un immaginario esotico ma accessibile. Tuttavia, proprio come la ricetta, anche l’origine del suo nome è figlia di un’evoluzione informale, più legata all’uso quotidiano e alla cultura orale che a una decisione documentata. È uno di quei casi in cui la tradizione ha preceduto la codifica, lasciandoci con il fascino del dubbio e con un nome che, pur senza spiegazioni definitive, è ormai diventato parte del vocabolario universale dei cocktail.
Ricetta del Paloma: gli ingredienti originali
Ecco la formula classica del Paloma:
5 cl di tequila
1,5 cl di succo di lime fresco
Un pizzico di sale
Soda al pompelmo rosa
Mescola il sale con il succo di lime direttamente nel bicchiere, poi aggiungi la tequila e completa con la soda e ghiaccio.
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Il Paloma oggi: tra tradizione e modernità
Oggi il Paloma vive una doppia vita. Da un lato continua a essere bevuto in modo semplice e popolare in tutto il Messico, spesso servito in bicchieri rustici, con tequila blanco e soda al pompelmo industriale, senza fronzoli né misurini. È il drink che accompagna giornate calde, pranzi in famiglia e serate tra amici, fedele alla sua origine popolare e immediata. Dall’altro lato, nei cocktail bar di tutto il mondo, il Paloma è stato riscoperto e reinterpretato da bartender che ne hanno colto il potenziale aromatico. Le versioni moderne mantengono la struttura originale, ma si arricchiscono di nuovi elementi: succo di pompelmo fresco al posto della soda, sciroppi aromatizzati, infusioni e sali aromatizzati, tequila artigianale invecchiata o l'utilizzo del mezcal, oppure l’aggiunta di bitter per amplificare la complessità. Anche la componente agrumata viene talvolta completata con lime fresco o altri agrumi per riequilibrarne l’acidità. Non mancano versioni con topping effervescenti diversi dalla soda classica, come toniche al pompelmo, kombucha o soda al bergamotto, a dimostrazione della versatilità del drink. Dal 2020, il Paloma è stato riconosciuto anche dall’International Bartenders Association (IBA) nella categoria “New Era Drinks”. È la prova che, nonostante le sue radici popolari, il Paloma ha oggi un posto d’onore nel mondo della mixology internazionale. In Italia sta guadagnando sempre più spazio grazie alla sua freschezza e alla facilità di preparazione, tanto da diventare una valida alternativa al classico spritz o gin tonic. È anche uno dei pochi cocktail che si presta benissimo alla formula del cocktail kit, proprio perché gli ingredienti possono essere dosati facilmente anche a casa, senza bisogno di attrezzature da bar. In questo equilibrio tra tradizione e innovazione, il Paloma riesce a mantenere intatta la propria identità, dimostrando che un drink nato in modo informale può diventare un classico senza perdere la sua anima semplice e solare.
Questa è una mia versione casalinga del Paloma con una piccola variante: invece di inserire il sale all'interno del bicchiere ho deciso di bordarlo attorno con l'aiuto di uno spicchio di lime. Il sale in questo caso è aromatizzato con la paprika affumicata. Ho inoltre aggiunto, oltre alla tequila, una piccola parte di mezcal e qualche goccia di tintura all'habanero che avevo preprarato. Il risultato finale è stato un drink fresco e agrumato con note affumicate e leggermente speziate.
Conclusione: perché provare il Paloma?
Il Paloma è molto più di una semplice bevanda rinfrescante: è un racconto liquido di contaminazioni, cultura popolare e sperimentazione. La sua origine non ha una firma certa, il suo nome resta un piccolo mistero, e la sua ricetta si è evoluta senza mai diventare rigida. Forse è proprio questa fluidità a renderlo così affascinante: un cocktail che non pretende di essere perfetto, ma che riesce sempre a essere piacevole. Che lo si prepari con la classica soda al pompelmo o con un twist più moderno, il Paloma rimane un drink inclusivo, accessibile e adattabile. In un’epoca in cui la mixology cerca spesso la complessità, il Paloma ci ricorda che anche la semplicità può essere un’arte. E proprio per questo, continua a conquistare appassionati e curiosi, dal Messico a Biella.
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